Il chirurgo interverrà sull'angiodisplasia. Vene e arterie formano “nodi” che portano alla morte se non vengono trattati. Una reazione genetica alle deportazioni di Stalin.
PAVIA. Giovanni Bonalumi, chirurgo vascolare della clinica Città di Pavia andrà in Russia a operare alcuni bimbi affetti da angiodisplasie mav. Si tratta di gravi malformazioni a vene e arterie che, in pratica, si annodano, aumentano di volume, se non operate causano, presto o tardi, la morte del bambino. Il due ottobre partirà per una missione a San Pietroburgo, all’ospedale nazionale numero 2, ospite del professor Vladimir Shlomin e Yuri Dibenke. Per lui è un ritorno: negli anni scorsi è stato anche in Siberia e in Bielorussia.
«Vado a operare bambini e adulti affetti da gravi angiodisplasie - racconta - Si chiamano Mav, malformazioni artero-venose, sono dovute a delle alterazioni dello sviluppo fetale che portano a un abnorme sviluppo di vasi che, però, comunicano con arterie e vene. Questi vasi sono costretti dalla pressione ad aumentare di volume, invadendo tessuti sani».
Giovanni Bonalumi, che ha un’esperienza trentennale e oltre 2mila interventi alle spalle, si è laureato e specializzato in chirurgia vascolare e in chirurgia all’università di Pavia e si è formato alla grande scuola chirurgica pavese del professor Attilio Odero. Fino al 2015 è stato al policlinico San Matteo, dove di angiodisplasie si è occupato a lungo con la collega Gloria Pelizzo, ex primario della Chirurgia pediatrica del policlinico, ora a Palermo. Nel 2015 si è trasferito con il suo braccio destro Giuseppe Mazzotta alla clinica Città di Pavia dove dirige il reparto di chirurgia vascolare e dove ha aperto un centro su queste malformazioni. «Alcune delle persone con cui avevo collaborato anni fa in Bielorussia e in Ucraina - racconta - mi hanno cercato e così torno, questa volta in Russia».
Le malformazioni artero - venose possono svilupparsi nei muscoli, nel fegato, in faccia, e sono congenite: «Il bimbo - spiega Bonalumi - nasce con queste malformazioni. Inizialmente sono piccole e con il tempo tendono a crescere, possono anche diventare grosse come un melone. Questi conglomerati sotto pressione possono essere letali perché le emorragie non si fermano o, se non trattate, portano ad alterazioni emodinamiche, riducendo le resistenze del cuore».
Spesso per riuscire a rimuovere il “groviglio” di vasi servono più interventi. «L’unico modo per salvare questi bambini - spiega Bonalumi - è un intervento complesso che prevede il lavoro congiunto di angioradiologo, che prima di operare chiude tutte le anomalie dei vasi iniettando colle e spirali e il chirurgo vascolare, in modo che al momento dell’intervento il sanguinamento sia ridotto. Anziché operare con forbici, bisturi e pinze si usano micro dissettori a ultrasuoni, che permettono di chiudere il vaso e bloccare il sanguinamento: occorre essere veloci, poi si iniettano delle schiume per chiudere le vene ».
(Articolo tratto da laprovinciapavese
di Anna Ghezzi